Cyclo Avigliana | Pedalare in inverno
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Pedalare in inverno

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Pedalare in inverno

Il suono della sveglia al mattino presto è sempre antipatico e fastidioso; quando è inverno, buio, e fuori la temperatura è di qualche grado sotto lo zero, lo è ancora di più. Vorresti che la beatitudine della notte non cessasse mai, vorresti vivere nel torpore del dolce ozio ancora per ore, e l’idea di mettere giù i piedi dal lettone caldo e iniziare la giornata non è delle più allettanti. Ma la sveglia continua a suonare, a chiamarti, con insistenza: allora esci per un attimo dalla nebbia dei sogni in cui da ore vegetavi, realizzi che un’altra giornata sta per iniziare, e sorridi, perchè è domenica, e la bici ti aspetta.

‘Ma come? Andate a pedalare con i bimbi con questo freddo?’ – ci sentiamo dire a volte da qualcuno. Fino all’anno scorso in inverno non pedalavamo mai, chissà per quale stupido motivo. Si appendevano le biciclette al chiodo già ad ottobre, e si riprendevano a marzo, commettendo l’errore più grave che un ciclista possa fare: rinunciare alla stagione più bella per allenarsi, la stagione con le giornate limpide e soleggiate che spesso invece in estate sono funestate da nuvoloni e temporali, i mesi dei colori cangianti, del sole basso e timido, della neve che imbianca le cime e le fa sembrare le regine delle valli. Quest’anno, dopo la vittoriosa salita al Moncenisio in sette e le pedalate sulle Dolomiti, la passione è cresciuta insieme a noi, è diventata più forte e più vera, si è impossessata anche dei nostri figli. E quando la passione ti lancia le sue grida, non puoi voltarti dall’altra parte ma la devi seguire, o sarai infelice per sempre.

Dunque, fa solo un po’ più freddo. Basta vestirsi, equipaggiarsi, e partire. Ad ogni pedalata il corpo si scalda, il sangue circola, arriva ad irrorare ogni estremità, e quando anche le punte dei mignoli hanno raggiunto la temperatura del benessere, ti riappropri del tuo corpo, ti senti meravigliosamente rinascere, vita e energia ti pervadono. Ripensi alla sveglia che suonava, alla beatitudine del letto, al caldo delle coperte. E non rimpiangi nulla.

In inverno la giornata è corta, si parte più tardi e si torna presto, prima che il sole si nasconda dietro i monti, prima che il buio scacci la luce. E si pedala nelle ore più calde e più gradevoli. Si attraversano i paesi e le borgate all’ora di pranzo, quando le strade sono semideserte, i camini delle case fumano, e per le vie si sprigionano profumi e aromi di sughi preparati, padelle che friggono e pentoloni che sobbollono. Inebriati da tante delizie si continua a pedalare, incessantemente, con un ritmo che raramente in estate si riesce a mantenere: il freddo ti chiede di spingere più forte sui pedali, pretende il massimo dalle tue gambe e dal tuo respiro. E scopri nuove energie e un nuovo entusiasmo: i carretti con i bimbi da trainare sono carichi di roba, c’è l’abbigliamento pesante insieme a chili di cioccolato, ma quando fa freddo arrivi a benedire le salite, a viverle come un privilegio che la bicicletta ti sta riservando. Le soste non servono per asciugare il sudore che cola sulla fronte, ma per soffiare il naso che continuamente gocciola, finchè poi ti stufi e decidi che è ora di insegnare ai tuoi figli la tecnica delle guide alpine,quella che avevi imparato a 20 anni quando arrampicavi. Poco elegante, ma semplice e veloce. Niente fazzoletto, nè in bici nè in parete.

Mentre osserviamo i nostri figli pedalare con la tenacia e la grinta che sanno sempre dimostrare, per scaldarsi, combattere e vincere il freddo, ci capita di pensare a tanti loro coetanei, sei e otto anni appena, ci capita di immaginarli in una delle tante domeniche d’inverno, piazzati davanti alla tv o, peggio ancora, rincoglioniti per ore con in mano i comandi di una playstation che li fa essere più soli che mai. Quanto sarebbe bello farli salire tutti su una sella, portarli a vedere le forme e i colori della natura, insegnare loro che la fatica è la strada, forse l’unica, che porta al successo e alla realizzazione dei sogni…..Quanto sarebbe giusto spezzare la noia di tanti bambini e giovani, che hanno una vita davanti, eppure spesso non sanno che cosa farne, e la buttano via….Quanto sarebbe bello che fossero i loro genitori i primi a montare su una bicicletta, a decidere che una domenica trascorsa a pedalare è il modo migliore per spiegare la vita, anche se fa freddo, anche se c’è vento, anche se non è proprio tutto perfetto. Anche la vita non è mai perfetta.

Che cosa resta di una pedalata al freddo, nella splendida natura invernale che definiscono ‘morta’ ma che va attraversata, respirata e vissuta per rendersi conto che è colma di energie e vita? Rimane tanta ricchezza,nelle gambe, nel corpo, nel cuore. E forse nemmeno le parole riuscirebbero ad esprimere e a descrivere il bagaglio di sensazioni forti che la bicicletta porta con sè, perchè rischierebbero di sminuirne il fascino e l’incanto. E non importa se la prossima domenica detesteremo la sveglia sul comodino perchè bruscamente ci toglierà dal sonno e dal caldo. L’importante è alzarsi. E andare.

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